Paola Malavasi
Paola Malavasi (Viterbo 1965 - Venecia 2005, ITALIA). La poeta Paola Malavasi murió joven, en la plenitud de su madurez artística. Enseñó, amaba la escuela y a los chicos en formación.
Tsunami
Ya ha pasado la ola, se los ha llevado. Nosotros
no los seguimos.
Hay tanto por hacer, ahora tenemos que movernos
como conviene a los vivos
aferrados al aire, como paja elevada
por el viento, atravesada, sin voluntad por el sol.
Una piedra nos ahoga, pero somos ágiles, ves?
Debemos movernos, hacer. Bebemos.
El agua corre por nuestra garganta.
Brillantes, lúcidos, no nos llamemos muertos
ni siquiera esta noche,
sólo algo contagiados.
Del libro Tsunami en www.poesia.it
Traducida del italiano por Fabián Cerezo
Cose piccole
Nel novero delle cose piccole
metterei la piantina che ho comprato al mercato.
Estati che valgono una vita e torte di compleanno tonde
come la solitudine.
Nel novero dei minimi particolari
ci sono la foglia che è spuntata ieri e il momento in cui
dalle mie mani e dal forno elettrico
lievitarono un profumo di mollica e la crosta del pane.
Le radici rinnegate, gli orchestrali piumati
che danno la sveglia al mattino
e aumentano via via che cresce la quercia.
Poi l’albero delle albicocche, quando a giugno
si macchia di frutta e non sai perché.
La consolante disperazione, non l’indifferenza.
L’alfabeto del dolore, imparato con lezioni private memorabili.
Nel novero delle cose piccole
c’è questa vita di assolo, allegretti, foglie che si aprono sempre,
farina che resuscita senza miracolo, e polvere era.
Segni scompaginati dal vento.
Però con un senso del ritmo e forse anche del metro.
Da A questo servono le lacrime (Interlinea, 2006)
LA CITTA’ DI LEGNO
Dimmi che è stato uno scherzo.
Dio Padre invisibile, tu per statuto,
li rimanderai presto a casa, i nostri cari?
Tu che raccogli a sera, in mazzo, tutti i padri
in quale prato hai messo il mio?
Lo ritroverò con un cestino di fragole in mano?
Vorrei sapere dove hai portato lui
e quelli delle città di legno e terra
che ingombrano sogni e dipinti.
E se stanno bene. E staremo bene? E poi
anche mio figlio starà bene? Gli lascerai
quel bel sorriso? Mi bacerà oltre la morte?
Era uno scherzo, di’?
IO PER PRIMA
Io vado avanti, tu vieni dopo?
Assaggio il latte, il vino, poi la carne.
Per prima provo il turbamento, respiro,
studio, lavoro, sbaglio le risposte.
Mi fermo un attimo a guardare la terra dove vivo e il sole.
Corro, mi eclisso.
Io sono avanti. Dopo ci sei tu.
Tu che ripeti. Io sono l’avanguardia.
Ti do uno sguardo, preparo la scia.
Cos’altro, se non questo farsi compagnia
cos’altro, se non questa differenza
tra me, tua madre e te, la discendenza?
IL SOSTITUTO
Nacque due anni dopo. Pronto
a calcare su gambe dapprima malferme lo stesso suolo
con gli occhi fissi all’azzurro, pronto
alle battaglie virili quotidiane.
Così naturale il suo senso del possesso
anche se niente era davvero suo,
né il mattonato, né i soldi, né i fiori, la pianta della casa.
Le strade del paese tacquero. Nessuna sorpresa
per la sua presenza da parte del lago e del cielo.
Di giorno in giorno rinominò le cose.
Così accadde nel recinto di nuvole e sentimenti,
nello spazio indifferente
che il morente prima e poi l’erede
avrebbero per sempre chiamato
casa.
RESPIRO
Nel sonno il rumore del respiro di mio figlio
è quello del cotone sulla ferita leggera.
Contiene le imprese di mostri colorati
dove lui è eroe protagonista.
Il suo odore viene da non so dove,
ma lo conosco.
Non so quale forma ha l’anima
che mi inganna con i tratti schietti del suo viso.
Lui respira forte di notte, a bocca aperta
scacciando i fantasmi dalla casa
che lo temono come un cane che ringhia.
Il suo respiro è una luce accesa
sul comodino traballante della lunga notte
di questa piccola famiglia.
No hay comentarios:
Publicar un comentario