Lapo Gianni
Lapo Gianni fue un poeta italiano, vivió en Florencia entre el XIII y el siglo XIV y murió después de 1328.
Perteneció - tal vez como poeta - al grupo florentino del Dolce Stil Novo y, sobre la base de hechos históricos articulados en tres décadas en el umbral del siglo XIII y XIV, es más probable que tenga lugar por la actividad notarial (que a menudo se identifica con el nombre de notario Ser Lapo, hijo de Juan, de la que recibió, el presunto nombre de Gianni).
Sus composiciones - de acuerdo a los críticos - se distinguen por una ligereza especial y originalidad.
Además de sus diecisiete poemas que llegaron a nuestros días (once baladas, tres canciones, dos canciones aisladas y soneto doble caudado) - citado por Dante (que era un amigo, junto con Guido Cavalcanti) en Rime del famoso soneto que comienza con el verso de Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io, e in Amore e monna Lagia (así como en el soneto de Guido Cavalcanti Se vedi Amore e Dante, un sospiro ). En De vulgari eloquentia (I 13 3), es también citado, junto con el propio Dante, Guido Cavalcanti y Cino da Pistoia, entre los poetas que llegaron a la "excellentiam vulgaris".
BAL-LATA (4)
Angélica figura nuovamente etc. (5)
¡Beneyts aquells que sofrírán ab pau,
Que per tu, oh altíssim, serán encoronats!
Alabat sia mon senyor
Per nostra germana la mort corporal,
De la cual cap home vivent pot escapar.
¡Ay d' aquells que moren en pecat mortal!
¡Beneyts aquells que s' troban
En la tua santíssima voluntat,
Perqué la mort segona no 'ls podrá fer mal!
Alabau á mon senyor, y benehiu, y rengraciau;
Y serviulo per sempre ab molta humilitat.
C. B. y F.
(4) La palabra balada no significa en la literatura castellana, y aun menos en la catalana, la composición esencialmente lírica, por lo general amorosa, de estrofas de siete y once, á veces con estrofa inicial más corta y envió final, que son las más características señales de la bal-lata italiana, cuyo vocablo adopto. Aquella proviene de los pueblos germánicos, es épico-narrativa ó legendaria, y la metrificación y forma externa que en ella se adopten son independientes de la composición.
(5) El Excmo. Sr. D. Jerónimo Rosselló, editor de las obras completas de Ramón Lull, que se están publicando en esta capital, dándome una prueba más de su generoso quehacer.
Lapo Gianni
Ballate
Nel vostro viso angelico amoroso
II.
Nel vostro viso angelico amoroso
vid' i begli occhi e la luce brunetta
che 'nvece di saetta
mise pe' miei lo spirito vezzoso.
Tanto venne in suo abito gentile
quel nuovo spiritei nella mia mente,
che 'l cor s'allegra della sua venuta.
Dispuose giù l'aspetto signorile
parlando a' sensi tant'umilemente
ch'ogni mio spirit'allora 'l saluta.
Or hanno le mie membra conosciuta
di quel signore la sua gran dolcezza,
e 'l cor con allegrezza
l'abbraccia, po' che 'l fece vertuoso.
Gentil donna cortese e di bon' a're
III.
Gentil donna cortese e di bon'are,
di cui Amor mi fè primo servente,
merzè, poi che 'n la mente
vi porto pinta per non vi obbliare.
Io fui si tosto servente di voi
come d'un raggio gentile amoroso
da vostri occhi mi venne uno splendore;
lo qual d'Amor sì mi comprese poi,
che avante a voi sempre fui pauroso,
sì mi cerchiava la temenza il core.
Ma di ciò grazie porgo a Lui signore,
che 'l fè contento di lungo disio,
della gioi' che sentio,
la qual mostrò in amoroso cantare.
In tal maniera fece dimostranza
mio cor leggiadro de la gio' che prese,
che in grande orgoglio sovente salio,
fora scovrendo vostra disnoranza.
Ma poi riconoscendo com' v'offese,
così folle pensier gittò in oblio:
quando vostro alto intelletto l'udio.
Si come il cervo in ver lo cacciatore,
così a voi servidore
tornò, chè li degnasti perdonare.
Perdon cherendo a voi umilemente
del fallo, chè scoverto si sentia,
venne subbietto in vista vergognosa,
voi non seguendo la selvaggia gente.
Ma come donna di gran cortesia
perdonanza li feste copïosa.
Ora mi fate vista disdegnosa
e guerra nova in parte comenzate;
ond'io prego pietate
ed Amor, che vi deggia umiliare.
Dolce è 'l pensier che mi notrica il core
IV.
Dolce è 'l pensier che mi notrica il core
d'una giovane donna ch'e' desia,
per cui si fè gentil l'anima mia,
poiché sposata la congiunse Amore.
I' non posso leggeramente trare
il novo esempio ched ella somiglia:
quest'angela che par di ciel venuta
d'amor sorella mi sembr'al parlare
ed ogni su' atterello è meraviglia:
beata l'alma che questa saluta!
In colei si può dir che sia piovuta
allegrezza, speranza e gioi' compita
ed ogni rama di virtù fiorita,
la qual procede dal su' gran valore.
Il nobile intelletto ched'i' porto
per questa giovin donna ch'è apparita
mi fa spregiar viltate e villannia.
Il dolce ragionar mi dà conforto
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ch' i' fè con lei de l'amorosa vita,
essendo già in sua nuova signoria.
Ella mi fè tanto di cortesia
che non sdegnò mio soave parlare,
ond'io voglio Amor dolce ringraziare
che mi fè degno di cotanto onore.
Com'i' son scritto nel libro d'amore
conterai, Ballatetta, in cortesia,
quando tu vederai la donna mia,
poi che di lei fui fatto servitore.
Lapo Gianni
Canzoni
Amor nova ed antica vanitate
XII.
Amor, nova ed antica vanitate,
tu tosti sempre e sei 'gnudo com'ombra,
dunque vestir non puoi se non di guai:
deh! chi ti dona tanta potestate
ch'umana mente il tu' potere ingombra,
ed in cui se', di senno ignudo fai?
Provo ciò; ch'i' sovente ti portai
ne la mia mente e da te fui diviso
di savere e di bene in poco giorno:
vegnendo teco mi mirava intorno
e s'io vedea Madonna ch'ha il bel riso,
le sue bellezze fiso — imaginava
e poi, for de la vista, tormentava.
Amor, quando apparisci nuovamente
d'un angelo ti mostri a simiglianza,
dando diletto e gioia in tuo volare.
Deh! come ben vaneggia quella gente
ch'a la tua fede appoggia sua speranza,
la qual sotto tu'ale fai angosciare!
Provol; che l'ale me facean penare
più forte assai che l'aquila il serpente,
quando suoi nati divorar volea.
Tanto ho sofferto più ch'i' non dovea:
chè gran cagion di blasmar mi consente,
tuo convenente, — e nol vo'più diffendere
chè, s'i' potesse, ti vorria offendere.
Amor, mendico del più degno senso,
orbo nel mondo nato, eternalmente,
velate porti le fonti del viso:
deh! quanto si ritruova ogn'uom offenso,
cui corrompi in diletto carnalmente,
po 'l vero lume li spegni nel viso!
Provo ben ciò, che la luce del viso
m'avevi spenta, teco dimorando,
senza ragion nutricando mia vita
e la memoria avea già si infralita,
che come in tenebre andava palpando,
e quella donna cui dato m'avea
s'i' la scontrava non la conoscea.
Amor, infante povero d'etate,
per giovanezza sembri un babbuino
a chi sovente rimira il tuo aspetto;
deh! com'hai poca di stabilitate
che sempre se' trovato per cammino
mettendo in corpo umano il tuo difetto!
Provo ciò, che 'l tuo senno pargoletto
m'avea 'l debole cor sorviziato
e l'alma forsennata e l'altre membra,
molte fiate stando teco insembra
e rimembrando il tu' giovane stato
dicea: O me, fallace gioventute,
com'hai poca radice di salute!
Amor, infaretrato com'arciero,
non leni mai la foga del tu' arco
però tutti tuoi colpi son mortali;
deh! com' ti piace star presto guerrero,
e se' fatto scheran che stai al varco
rubando i cori e saettando strali!
Provol, che di colpire a me non cali,
ch'hai tanto al cor dolente saettato
ch'una saetta lo sportò dal segno,
principio naturato in questo regno
se d'ogni reo di te non son veggiato;
ma poi eh' i' non so saettar quadrelle
farò com' fece Caino ad Abelle.
Amor, poi che tu se' del tutto 'gnudo,
non fossi alato morresti di freddo;
chè se' cieco e non vedi quel che fai.
Mentre che 'n giovane essenza sarai
l'arco e 'l turcasso sarà tuo trastullo:
non vo' che m'abbi ornai più per fanciullo:
come campion ti sfido a mazza e scudo.
Canzoni - Donna, se 'l prego de la mente mia
XIII.
Donna, se 'l prego de la mente mia,
come bagnato di lacrime e pianti,
venisse a voi incarnato davanti
a guisa d'una figura pietosa,
e voi degnaste udir sua diceria,
ragion vi moverebbe ne' sembianti
perchè udireste li tormenti, quanti
soffera l'alma mia di voi pensosa,
con quella pena che 1'è faticosa,
pur aspettando che da voi si mova
una dolce pietà, se 'n voi si truova,
in farmi grazia d'empir lo desio;
e se virtù d'amor in voi riposa,
spero d'aver la grazia bella e nuova
e di ciò mostrarei verace pruova
che Amor non de'voler per ragion ch'io
merito perda per lo buon servire,
poi lungo tempo m'ha fatto languire.
Donna, ragion d'Amor mi dà speranza
che voi sarete ver me si gentile
che non isdegnerete mio cor vile
meritando vie più ch'io non son degno;
e da ciò si nutrica mia possanza
ch' attende che la vostra mente umile
vêr me si faccia di merzè simile;
onde ciò disiando mi mantegno
che non m'è avviso che sia altro regno
fuor del ben, donna, che da voi aspetto,
il qual sarà mirabile diletto
che mi terrà gioioso sempre mai.
Io prego Amor che mi doni suo ingegno,
si ch'io non manchi per alcun difetto
e 'l ben ch'io attendo mi faccia perfetto
aver da voi, di cui innamorai
entro 'l principio della mia vaghezza
quando m'apparve vostra gran bellezza.
Donna, e' mi duol ancor, quand'i' rimembro
i dolorosi colpi e li martiri,
che soffrirò in quel punto i mie' desiri,
quando mirai ne' vostri occhi amorosi
e sostenni passione in ciascun membro,
ed or convien che dolcemente miri
verso di voi senza gettar sospiri
per la speranza ch'hanno esser gioiosi.
Io posso dir ched'ei sian poderosi
per lo durar ch'hanno fatto soffrendo
in ciascuna battaglia voi vincendo,
si che per uso non curan tormento,
nè son di ciò tementi o paurosi.
Donna, voi li gabbate sorridendo,
e vedete la lor vita morendo;
con soffrenza farà riparamento,
e tanto soffriranno nel penare
che vi rincrescerà il martoriare.
Donna, quando sarà per me sereno
ched e'v'incresca delle mie gravezze?
Non credo mai fin che vostre bellezze
soverchieranno l'altre di beltate.
Se sofferenza vi venisse meno,
sacciate, donna, che le mie fortezze
non dureranno contro a vostre altezze.
Dunque la morte avrà di me pietate:
ed io ne prego la sua maiestate
che mi riceva senza dar fatica.
Voi rimarrete al mondo mia nemica;
io, sconsolato, me n'andrò in pace:
Amor, veggendo vostra crudeltate
vorrà servare una sua legge antica,
che qual donna a buon servo non è amica
le sue bellezze distrugge e disface,
onde se ciò vi tornasse in dispregio
sarebbe per ragione a me gran pregio.
Donna, dunque vi piaccia provvedere
al vostro stato e al mio in tal maniera
che nostra benvoglienza mai non pera;
e s'io ho 'l torto, Amor dia la sentenza.
Dio! voi dovreste per ragion volere
che quanto bella donna è più altera,
tanto le cresca onor, quanto è men fera
ver lo suo servo che non ha potenza.
Cosi alla vostra angelica piacenza
nulla virtù sarebbe a darmi morte,
ancor sentendo ch'io fosse più forte,
donna, poichè da voi non mi difendo.
Qui riconosca Amor vostra valenza;
se torto fate, chiudavi le porte
e non vi lasci entrar nella sua corte.
Data sentenza in tribunal sedendo
si che per voi non si possa appellare
ad altro Amor che ve ne possa atare.
Canzon mia nova, poich'io son lontano
da quella ch'ha d'Amor l'alma fiorita
va per conforto della nostra vita
e prega che di me aggia mercede.
Il tuo sembiante sia cortese e piano,
quando davante le starai gecchita,
e contale di mia pena infinita;
e s'ella sorridendo non ti crede
dille: Madonna, con giurata fede,
se voi vedeste suo misero stato
e 'l viso suo di lacrime bagnato
e' ve n' increscerebbe in veritate,
chè piangendo ne'ncresce a chi lo vede;
dunque vi piaccia che sia confortato
chè se prima si muor, vostro è il peccato,
e non vi varrà poi aver pietate,
chè se per voi, servendo, e' fosse morto,
poco varrebbe poi darli conforto.
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