domingo, 2 de septiembre de 2012

7664.- CLEMENTE REBORA





Clemente Rebora (Milán, 06 de enero 1885 - Stresa, 01 de noviembre 1957) fue un sacerdote y poeta italiano.

Poesía:

Frammenti lirici, Libreria della "Voce", Firenze 1913; nuova edizione commentata, a cura di Gianni Mussini e Matteo Giancotti, Interlinea, 2008
Canti anonimi raccolti da C.R., Il Convegno editoriale, Milano 1922
Le poesie 1913-1947, a cura di P. Rebora, Vallecchi, Firenze 1947
Via Crucis Scheiwiller, Milano 1955
Curriculum vitae, Scheiwiller, Milano 1955; nuova edizione commentata, a cura di Roberto Cicala e Gianni Mussini, Interlinea, 2001
Canti dell'infermità, Scheiwiller, Milano 1956 (ristampa brani già usciti in plaquettes o su rivista; ed. accresciuta, Scheiwiller, Milano 1957)
Gesù il fedele. Il Natale, Scheiwiller, Milano 1956
Iconografia (poesie e prose inedite) a cura di V. Scheiwiller, Scheiwiller, Milanoi 1959
Aspirazioni e preghiere, Scheiwiller, Milano 1963
Ecco del cielo più grande, Scheiwiller, Milano 1965
Le poesie (1913-1957), garzanti, Milano 1961 (nuova ed. accresciuta, Scheiwiller, Milano 1994)
Il tuo Natale, Interlinea, Novara 2005.
Tra melma e sangue. Lettere e poesie di guerra, Interlinea, Novara 2008.







EL ÁLAMO

Vibra en el viento con todas sus hojas
el álamo severo:
sufre el alma en todos sus dolores
en el ansia del pensamiento.
Del tronco en ramas por frondas se expresa
todas al cielo tensas con recogidas copas:
parado permanece el tronco del misterio,
Y el tronco se abisma donde hay más verdad





OH POESÍA, EN EL LÚCIDO VERSO…

Oh poesía, en el lúcido verso
que la ansiedad de primavera exalta,
que la victoria del verano asalta,
que esperanzas en el ojo del cielo llamea,
que alborozos en el corazón de la tierra conflagra,
oh poesía, en el lívido verso
que lodo de otoño chapotea,
que quiebra carámbanos de invierno,
que salpica veneno en el ojo del cielo,
que estruja heridas en el corazón de la tierra,
oh poesía, en el verso inviolable
aprietas las formas que dentro
malvivas se desmayaban en el efímero
gesto cobarde, en el aire
sin respiro, en el paso
indefinido y desierto
del sueño disperso,
en la orgía sin placer
de la ebria fantasía;
y mientras te levantas para quedarte callada
sobre la algarabía de quien lee y escribe,
sobre la malicia de quien lucra y varía,
sobre la tristeza de quien sufre y ciega,
tú eres la algarabía y malicia y tristeza,
pero eres la charanga
que ritma el camino,
pero eres la alegría
que alienta al vecino,
pero eres la certeza
del magno destino,
¡oh poesía de estiércol y de flores,
terror de la vida, presencia de Dios,
oh muerta y renacida
ciudadana del mundo encadanada!

Fragmentos líricos, 1913. Traducción de Javier Sologuren.


O POESIA, NEL LUCIDO VERSO…

O poesia, nel lucido verso
Che l’ansietà di primavera esalta
Che la vittoria dell’estate assalta
Che speranze nell’occhio del cielo divampa
Che tripudi sul cuor della terra conflagra,
O poesia, nel livido verso
Che sguazza fanghiglia d’autunno
Che spezza ghiaccioli d’inverno
Che schizza veleno nell’occhio del cielo
Che strizza ferite sul cuor della terra,
O poesia nel verso inviolabile
Tu stringi le forme che dentro
Malvive svanivan nel labile
Gesto vigliacco, nell’aria
Senza respiro, nel varco
Indefinito e deserto
Del sogno disperso,
Nell’orgia senza piacere
Dell’ebbra fantasia;
E mentre ti levi a tacere
Sulla cagnara di chi legge e scrive
Sulla malizia di chi lucra e svaria
Sulla tristezza di chi soffre e accieca,
Tu sei cagnara e malizia e tristezza,
Ma sei la fanfara
Che ritma il cammino,
Ma sei la letizia
Che incuora il vicino,
Ma sei la certezza
Del grande destino, 30
O poesia di sterco e di fiori,
Terror della vita, presenza di Dio,
O morta e rinata
Cittadina del mondo catenata!

Frammenti lirici, 1913.





La mia vita, il mio canto

L'egual vita diversa urge intorno;
cerco e non trovo e m'avvio
nell'incessante suo moto:
a secondarlo par uso o ventura,
ma dentro fa paura.
Perde, chi scruta,
l'irrevocabil presente;
né i melliflui abbandoni
né l'oblioso incanto
dell'ora il ferreo battito concede.
E quando per cingerti lo balzo
-' sirena del tempo -
un morso appéna e una ciocca ho di te:
o non ghermita fuggì, e senza grido
nei pensiero ti uccido
è nell'atto mi annego.
Se a me fusto è l'eterno,
fronda la storia e patria il fiore,
pur vorrei maturar da radice
la mia linfa nel vivido tutto
e con alterno vigore felice
suggere il sole e prodigar il frutto;
vorrei palesasse il mio cuore
nei suo ritmo l'umano destino,
e che voi diveniste - veggente
passione del mondo,
bella gagliarda bontà -
l'aria di chi respira
mentre rinchiuso in sua fatica va.
Qui nasce, qui muore i! Mio canto:
e parrà forse vano
accordo solitario;
ma tu che ascolti, recalo
al tuo bene e al tuo male;
e non ti sarà oscuro.






Certezza del vero

Sciorinati giorni dispersi,
cenci all'aria insaziabile:
prementi ore senza uscita,
fanghiglia d'acqua sorgiva:
torpor d'attimi lascivi
fra lo spirito e il senso;
forsennato voler che a libertà
si lancia e ricade,
inseguita locusta tra sterpi;
e superbo disprezzo
e fatica e rimorso e vano intendere:
e rigirìo sul luogo come carte,
per invilire poi, fuggendoli lezzo,
la verità lontano in pigro scorno;
e ritorno, uguale ritorno
dell'indifferente vita,
mentr'echeggia la via
consueti fragori e nelle corti
s'amplian faccende in conosciute voci,
e bello intorno il mondo, par dileggio
all'inarrivabile gloria
al piacer che non so,
e immemore di me epico armeggio
verso conquiste ch'io non griderò.
- Oh-per l'umano divenir possente
certezza ineluttabile del vero,
ordisci, ordisci dè tuoi fili il panno
che saldamente nel tessuto è storia
e nel disegno eternamente è Dio:
ma così, cieco e ignavo,
tra morte e morte vii ritmo fuggente, anch'io
t'avrò fatto; anch'io.





Il carro vuoto

O carro vuoto sul binano morto,
ecco per te la merce rude d'urti
e tonfi. Gravido ora pesi
sui telai tesi;
ma nei ràntoli gonfi
si crolla fumida e viene
annusando con fascino orribile
la macchina ad aggiogarti.
Via del suo spazio assorto
all'aspro rullare d'acciaio
al trabalzante stridere dei freni,
incatenato nel gregge
per l'immutabile legge
del continuo-aperto cammino:
e trascinato tramandi
e irrigidito rattieni
le chiuse forze inespresse
su ruote vicine e rotaie
incongiungibili e oppresse,
sotto il ciel che balzano
nei labirinto dei giorni
nel bivio delle stagioni
contro la noia sguinzaglia l'eterno,
verso l'amore pertugia l'esteso,
e non muore e vorrebbe, e non vive e vorrebbe,
mentre la terra gli chiede il suo verbo
e appassionata nel volere acerbo
paga col sangue, sola, la sua fede.






Il Natale

Gesù, il Fedele, il Verace, è il Giudice
che prese a esprimere visibile
nel giorno del Santo Natale
l'inesprimibile misericordia del Padre:
prese a raggiar malvisto nel voltò sublime
la bellezza divina e materna compiendo:
e nuovo incanto di beltà pervase
con intimo fremito l'universo
fra linee terrene presagio di Cielo
per educarci lassù, al Paradiso;
ma prima ancora la Bontà rifulse,
accese d'esser buono il gran tormento,
accese d'esser buono un vasto incendio
che a somiglianza divina
cresce e arde per ogni cuore
in carità di Dio trasfigurato:
cura d'una vita monda,
sete d'innocenza,
anelito di vergine scienza,
e devota attenzione presso il Bimbo,
attenzione devota al Fanciullo
fatto emblema d'ogni cosa pura,
sciolto problema d'ogni vita piena;
e infine salvifico effetto
sopra l'intero creato
a salvare già qui tutto l'uomo,
ciò che è nato nel mondo perituro
e portarlo sicuro al giudizio;
Gesù il Fedele,
il solo punto fermo nel moto dei tempi,
in sterminata serie di eventi:
il solo Santo che non manca mai,
che trascende dove ci comprende
e si fa dono 'in cima ai nostri guai
e pareggia la grazia coi perdono:
vero Dio trasumanante
e a Deità aperto vero Uomo:
Egli, il Fedele per sempre,
Maestro vivente di Fede,
egli che viene a Natale in peccato
per meritarci in maestà di gloria,
continuo avvento al termine segnato:
se non'invano passiamo il breve tempo
come luce del Figlio Incarnato,
come frutti di dolce consiglio,
impegno amoroso di vita,
di vita dei singolo unanime nel segno,
vita raggiunta infinita,
in beata circolazione
dove l'impeto ta porta
che ineffabilmente ovunque va non ritorna,
ma In desìo del Padre universalmente procede,
nel fulgore del fuoco
tutti insieme gloriando
quali figli di Dio,
alleluiando ai Padre,
al Tìglio e allo Spìrito Santo
che universalmente procede,
tutti insieme in gioco giocondo festando
quali in gaudio rapiti figli di Dio
nell'impeto che procede
su per la multanime fiamma
di fratelli nella Mamma Celeste,
i Fratelli di Gesù il Fedele.





Gira la trottola viva

Gira la trottola viva
sotto la sferza, mercé la sferza;
lasciata a sé giace priva,
stretta alla terra, odiando la terra;
fin che giace guarda il suolo;
ogni cosa è ferma,
e invidia il moto, insidia l'ignoto;
ma se poggia a un punto solo
mentre va s'impernia,
e scorge intorno vede d'intorno;
il cerchio massimo è in alto
se erige il capo, se regge il corpo;
nell'aria tersa è in risalto
se leva il corpo, se eleva il capo;
gira - e il mondo variopinto
fonde in sua bianchezza
tutti i contorni, tutti i colori;
gira, e il mondo disunito
fascia in sua purezza
con tutti i cuori per tutti i giorni;
vive la trottola e gira,
la sferza Iddio, la sferza è il tempo:
così la trottola aspira
dentro l'amore verso l'eterno.









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